Il gospel è una chiave.
Prima di iniziare a cantare lirica cantavo gospel, ma è grazie al gospel che ho iniziato a studiare canto lirico. In fin dei conti questi due mondi sono molto più legati di quanto spesso si pensi. Il gospel nasce dal canto degli inni sacri durante le funzioni religiose. Parole tratte o ispirate dalla Bibbia, cantate su melodie arricchite da un struttura ritmica ben definita. Ritmo che allo stesso modo scandiva il tempo durante i lavori nei campi degli afroamericani. Ed è qui che il gospel si distacca dalla musica classica.
Il gospel
Il gospel è una chiave perché tocca radici profonde dell’animo umano, le sue corde più primitive. È un atto catartico, legato alla spiritualità dalla sua stessa natura. La voce in realtà è “solo” un mezzo, per comunicare un messaggio. Quello che conta è il messaggio e la forza (della voce) con la quale lo esprimi e lo trasmetti agli altri. La gioia di chi canta risiede nel comunicare agli altri questo messaggio, renderli partecipi, coinvolgerli.
In questo, soprattutto, il canto classico ed il gospel sono diversi: la componente emotiva.
Ed è per questo che per me passare dalla musica classica al gospel (e viceversa) non è mai stato fluido. Il gospel per me significa veicolare all’esterno, attraverso il canto, un pensiero, una emozione, che posso avere nella testa o nel cuore. Io ho iniziato cantando gospel; lo studio classico è venuto dopo un periodo molto intenso di canto gospel.
Ero già al conservatorio, studiando clarinetto, ma ero appassionata di canto e volevo capire “come si facesse”. Volevo che la parte emotiva, sempre a galla nel gospel, fosse veicolata da una voce più strutturata. Nonostante questo, durante gli studi classici in conservatorio, ho smesso del tutto di cantare gospel! Ero concentrata solo sullo studio e non volevo inquinare la voce. Anche per questo, nel tempo, rimettere insieme questi due mondi non è stato immediato.
L’opportunità è venuta quando, nella scuola dove insegno canto, mi hanno dato da dirigere un coro, divenuto poi il Light Gospel Choir, che tuttora dirigo. Qui è iniziato per me il processo di osmosi. Da un lato mettevo (e metto) nell’insegnamento al coro quello che avevo imparato (e continuavo ad imparare) della tecnica classica. Dall’altro, a livello personale e vocale, ho iniziato a ritrovare dei suoni e ad inserire materiale emotivo anche nella voce lirica.
Un processo, questo, che ancora va avanti, arricchendo il mio spirito e la mia voce.