Mi sono chiesta se pubblicare un blog, in questo che è il sito web di un soprano, dedicato principalmente alla vita professionale. Mi sono quasi subito risposta “sì“, perché credo che comunicare sia importante quanto cantare. E io amo cantare.
Se hai visitato questo sito web, se mi segui nella mia vita artistica, hai visto che spazio dalla lirica al gospel, dai canti popolari alla musica colta del ‘900. Non sono in cerca di una identità, so chi sono: sono un soprano lirico, ma la necessità di cantare è per me la necessità di stare bene, con me stessa e con gli altri. Rimango sempre colpita quando chiedo ai bambini a cui insegno perché cantano: tutti mi rispondono “perché sto bene”.
Il Gospel è una chiave per l’animo umano
Il gospel è una chiave.
Prima di iniziare a cantare lirica cantavo gospel, ma è grazie al gospel che ho iniziato a studiare canto lirico. In fin dei conti questi due mondi sono molto più legati di quanto spesso si pensi. Il gospel nasce dal canto degli inni sacri durante le funzioni religiose. Parole tratte o ispirate dalla Bibbia, cantate su melodie arricchite da un struttura ritmica ben definita. Ritmo che allo stesso modo scandiva il tempo durante i lavori nei campi degli afroamericani. Ed è qui che il gospel si distacca dalla musica classica.
Crossover, opportunità vocale ed espressiva
Come scrivevo nel post precedente, per me crossover è la capacità di attraversare e cimentarsi in generi musicali diversi mantenendo come filo conduttore la propria personalità e la propria voce, soprattutto, con tutte le sue potenzialità.
In fin dei conti tutto può rappresentare una opportunità vocale ed espressiva. Quando affronto generi diversi cerco di ristrutturare quello che ho davanti attraverso la lettura che la mia voce può dare. È questo che, alla fine, rende l’esecuzione unica e soprattutto diversa dall’originale.